sabato 31 luglio 2010

Filtri elettrostatici per la depurazione dei fumi


I filtri elettrostatici sono dei sistemi di depurazione dei fumi che permettono la separazione, divisione del flusso d'aria inquinata in,
1- aria pulita
2- particelle inquinanti (trattenute dal filtro elettrostatico)
Le particelle possono essere sia solide che liquide.
Il sistema, attraverso una differenza di potenziale indotta tra degli elettrodi di emissione e di raccolta, realizza la separazione delle particelle contaminanti dal gas vettore che viene fatto fluire tra gli elettrodi. In uscita si ha quindi un flusso d’aria privo di contaminanti.
Il sistema a filtri elettrostatici è costituito da:
1- elettrodi di raccolta, a forma di tubolari;
2- elettrodi di scarica o di emissione, di forma filiforme.
Questi sono posizionati parallelamente in modo coassiale nei elettrodi di raccolta tubolari.
Possono essere a sezione circolare, quadrata o a stella;
1- gruppo di alimentazione, per generale i livelli di tensione richiesti al processo (dai 30 ai 100kV), costituito da un trasformatore e da un raddrizzatore;
2- un apparato per la pulizia periodica degli elettrodi di raccolta.
Il metodo maggiormente impiegato è il sistema a secco che realizza il distacco delle polveri fissate sugli elettrodi percuotendo o trasmettendo vibrazioni all’elettrodo. Il sistema ad umido, realizza invece la rimozione del contaminante attraverso l’impiego di liquidi che scorrendo lungo le pareti dell’elettrodo di raccolta rimuovono il contaminante. Il sistema ad umido è utile nel caso si debba recuperare un parte del componente per poterlo riutilizzare nel ciclo produttivo in fase liquida, oppure nel caso i contaminanti risultino di difficile asportazione con la metodologia a secco. Gli svantaggi sono rappresentati da un maggior costo, dalla maggior complessità del sistema e dalla necessità di trattare i fanghi di scarto;
strutture di alloggiamento degli elettrodi e di distribuzione dei flussi di gas in ingresso e uscita;
da contenitori per la raccolta delle polveri (o dei fanghi nel caso del sistema ad umido).
Filtri elettrostatici per la depurazione dei fumi

Depuratore di fumi per stufe a pellet

Garanzia estendibile fino 10 Anni
Depuratore di fumi per stufe a pellet, forni elettrici ,trattamento fumi dei kebab , tostatici di caffè e in tutti i casi per il abbattimento del micro particolato sospeso nel aria.
Dimensioni
Larghezza
500 mm
Lunghezza
480 mm
Altezza
500 mm
Portata d’aria fino al 350 mc/h (montando un aspiratore o con apparecchi con aspiratore incorporato)
28 mc/h a velocità 1m/s
85 mc/h velocità 3 m/s

In uscita 18 mc/h per 2 m/s
Consumo d’acqua 0,11 € d’ora ( con pressione 2 bar)
Attacco acqua di rete ½”
Attacco scarichi ¾”
Senza corrente elettrica
A richiesta collegamento con relè del forno o altro, aspiratore, per funzionamento in contemporanea con emissione dei fumi in automatico, non ha bisogno di manutenzioni, il trattamento con acqua e filtri in acciaio inox lavabili in lavastoviglie (Setto filtrante a maglie multistrato in metallo nr. 2 , che permette il primo arresto delle
impurità CLASS. EN 779 grado separazione 75%, filtri con trattamento fino al 85%)

Montaggio di un abbattitori di fuliggine


Esempio del montaggio di un abbattitore di fuliggine Clinear sopra il forno a legna.
L'abbattitore e' posizionato sopra il forno a legna, a sinistra e' collegato con l'uscita del forno e a destra e' convogliato in modo dolce senza strozzature (tramite curve aperte 30°- 45°) con la canna fumaria esistente a tenuta stagna in acciaio inox.
In questo modo il tiraggio e garantito anche con abbattitore spento.
QUESTO E' UNO DEI CASI DOVE LA CANNA FUMARIA FA UNA VIRATA DI 180°

Abbattitori di fuliggine Milano

Abbattitori di fuliggine Clinear nella nuova sede di Milano
Servizio di montaggio veloce, qualificato e certificato, tutti i abbattitori di fuliggine sono di pronta consegna



giovedì 8 luglio 2010

domenica 4 luglio 2010

Fuliggine o Nerofumo


Fuliggine o Nerofumo
Il particolato carbonioso (in ambito tecnico anche indicato con il termine inglese di soot) è una polvere nera (essenzialmente carbonio incombusto amorfo, più tracce di altri composti) che si può ottenere come sottoprodotto della combustione incompleta di una qualsiasi sostanza organica.
Lo si può vedere facilmente osservando ad esempio la sottile polvere nera che si forma avvicinando una fiamma ad una superficie metallica fredda come quella di un cucchiaino. Si può comunque trovare facilmente su tutte le superfici esposte a fumi di combustione (ciminiere, condotti di scarico), in particolare in caso di combustione "ricca" di carbonio o comunque povera di ossigeno.
Più nel dettaglio, esso è un agglomerato di particelle carboniose (dall'80% fino a circa il 96% di carbonio allo stadio finale, con percentuali variabili a seconda del tipo di combustione) di circa 1 μm di diametro, prodotte durante la combustione quando la quantità di ossigeno è insufficiente a bruciare completamente gli idrocarburi in CO2 e acqua (combustione "ricca"), oppure quando la temperatura di fiamma è bassa.
Sebbene abbia alcuni utilizzi industriali, generalmente è un componente "indesiderato" dei processi con fiamma, sia dal punto di vista tecnologico, sia da quello ambientale e relativo alla salute umana, in quanto riconosciuto come forte agente inquinante oltre che come "collettore" di diversi composti cancerogeni.
Spesso viene indicato anche con i nomi comuni di fuliggine o nerofumo (carbon black secondo la dizione inglese) che sebbene indichino composti leggermente diversi tra loro per apparenza e peso percentuale dei componenti possono comunque essere accomunati nella "famiglia" del particolato carbonioso. Generalmente si conviene di definire "nerofumo" il particolato carbonioso di diametro particellare ben definito, prodotto per utilizzi industriali, mentre il nome "fuliggine" viene comunemente dato al particolato ottenuto come sottoprodotto "incontrollato" della combustione.

Soot


Soot (pronounced /ˈsOOt/) is a general term that refers to impure carbon particles resulting from the incomplete combustion of a hydrocarbon. It is more properly restricted to the product of the gas-phase combustion process but is commonly extended to include the residual pyrolyzed fuel particles such as cenospheres, charred wood, petroleum coke, etc. that may become airborne during pyrolysis and which are more properly identified as cokes or chars. The gas-phase soots contain polycyclic aromatic hydrocarbons (PAHs).[1] The PAHs in soot are known mutagens and probable human carcinogens. They are classified as a "known human carcinogen" by the International Agency for Research on Cancer (IARC).
Soot, as an airborne contaminant in the environment has many different sources but they are all the result of some form of pyrolysis. They include soot from internal combustion engines, power plant boilers, hog-fuel boilers, ship boilers, central steam heat boilers, waste incineration, local field burning, house fires, forest fires, fireplaces, furnaces, etc. These exterior sources also contribute to the indoor environment sources such as smoking of plant matter, cooking, oil lamps, candles, quartz/halogen bulbs with settled dust, fireplaces, defective furnaces, etc. Soot in very low concentrations is capable of darkening surfaces or making particle agglomerates, such as those from ventilation systems, appear black. Soot is the primary cause of “ghosting”, the discoloration of walls and ceilings or walls and flooring where they meet. It is generally responsible for the discoloration of the walls above baseboard electric heating units.
The formation of soot depends strongly on the fuel composition. The rank ordering of sooting tendency of fuel components is: naphthalenes > benzenes > aliphatics. However, the order of sooting tendencies of the aliphatics (alkanes, alkenes, alkynes) varies dramatically depending on the flame type. The difference between the sooting tendencies of aliphatics and aromatics is thought to result mainly from the different routes of formation. Aliphatics appear to first form acetylene and polyacetylenes; aromatics can form soot both by this route and also by a more direct pathway involving ring condensation or polymerization reactions building on the existing aromatic structure .